lunedì 27 agosto 2007

Frasi dette dal padre...




Il CUORE

Il cuore, straziato dall’infedeltà degli uomini cattivi
aspetta l’acqua per spegnere il fuoco in quei cuori,
ma l’acqua si attinge alla fonte Eucaristica.

LA CROCE

Il segno della Croce non lo fate “striminzito”.
Fatelo grande, deve coprire tutto il corpo,
così Gesù lo abbraccia e lo libera da ogni male.

LA PAURA

La paura è la nemica della fede o meglio dimostra
Che abbiamo poca fede.

L' UMILTA'

L'umiltà è riconoscere che "tutto" ci viene da Lui.
L'umiltà è verità.

L' ESORCISMO

IL più grande esorcismo è essere in grazia di Dio.

LA FEDE

La fede non deve essere nè paura, nè comando: è risposta.
La fede è la purezza del cuore.

L'UBBIDIENZA

Non si può ubbidire se non si ama.

LA VITA

La vita è fare la Volontà di Dio.



IN TE VIDI IL VOLTO DI CRISTO


Testimonianza

In te, padre, vidi il volto di Cristo, lo vidi nella tua guida, premurosa e costante, lo vidi nel silenzio delle tue preghiere, lo vidi nella tua parola, feconda, tempestiva, trasparente lo vidi nel tuo sorriso, espressione sincera del tuo amore, lo vidi nel tuo sguardo penetrante, mi parlava nel mio si­lenzio, lo vidi nella tua mano, mi sfiorava... mi rasserenavo, lo vidi nel tuo abbraccio, per darmi e assorbire in me il tuo essere, lo vidi nella tua gioia di vedermi, nel tuo desiderio di ri­cevere, lo vidi nella tua presenza, per sentire e curare ogni battito del mio cuore, in te, padre, vi­di il volto di Cristo e ne as­saporai un rag­gio del Suo amore nel dono santo del tuo cuo­re...
Caro padre, comprendo i tuoi sacrifici, mi perdonavi sempre!
«... Quando sarai più leggera ti porto in paradiso», fu, allora, una sottile insinuazione per ricordarmi, ancora una volta, il perché non mi avessi portato, come invece le altre più volte, quel paradiso che tu racchiudevi dentro di me quanto io, mi lasciavo costantemente trasportare da te, in completa fiducia e amore; pur non avendolo sempre conservato, per le difficoltà del mio comporta­mento, soprattutto in quel tempo di prova che tu stesso, nel disegno di Dio mi palesavi durante il trasporto, tutta­via, alla fine mi assicurasti sempre di essere "il mio som­mozzatore". Che io, padre, possa mantenermi sempre leggera per essere sospinta velocemente da te, per poi un giorno, "quel paradiso schiudersi ancor di più, insieme a te e per sempre.
«Il Signore ti ha affidata a me e quando Gesù mi affida un'anima sarà per sempre»; da parte Sua, mi dedicasti cinque anni, durante i quali hai operato in me un salto di qualità, tralascio di descriverne i frutti... ma solo compendio il tutto in "Io faccio nuove tutte le cose", grazie al profumo della tua preghiera, al profumo che ho respirato dal dono di Dio che mi ha fatto di te, dal tuo dono che mi hai fatto di Lui".
Il mio grazie, per quello che hai fatto per me, per oggi, che sei lontano dalla mia presenza, ma non con il cuore, per sempre.
Un bacio, da tua figlia e... un grazie, ancor di più, per te stesso! e... a Dio che "ha reso mirabile in te tutto il suo favore.

Monica Marra


Mi perdonò tante volte, e mi convertì
Scrivere di padre Corsini è come scrivere del­l'eterna misericordia di Dio. Quando lo conobbi ero una persona molto diversa da ora. Debbo a lui la mia conversione e al suo esempio, se ricor­do sempre che bisogna perdonare come Gesù fe­ce con noi, come padre Corsini faceva con me.
Mi perdonò tante volte, e alla fine mi convinsi che se in un uomo c'era così tanta bontà non po­teva essere solo qualcosa d'umano. In lui c'era sicuramente la "misericordia divina". Capì che Dio esisteva davvero ed era lì, per me e per ogni anima che ne avesse bisogno attraverso di lui. Ogni volta che mi diceva qualcosa ed io non la seguivo mi ritrovano ad ammettere sempre che aveva ragione lui.
Un giorno mi diede un rosario con la meda­glietta della Madonna Miracolosa e mi disse: portalo sempre e non ti accadrà mai niente di male. Ebbene, posso dire che ogni giorno prima di uscire di casa la prima cosa che faccio è pren­dere il rosario e la medaglietta. Ogni qualvolta li ho dimenticati a casa mi sono successi eventi molto spiacevoli, dalle piccole cose, a cose mol­to più importanti.
Ringrazio in eterno Dio per avermi dato la possibilità di conoscere padre Corsini. Egli è sta­to come una luce. Una luce che tutt'ora non si spegne, ma continua a brillare nel cammino della mia vita. Sono certa che non si spegnerà mai per­ché la luce dell'amore di Dio è eterna.
Alessandro D'Amico (Reggio Calabria)


domenica 15 luglio 2007

Poesia


PADRE

Padre Pasquale,
la tua permanenza tra noi ancora vale.
Caro padre Corsini
ci dicevi sempre che dobbiamo ritornare bambini
per poter gustare le cose semplici
e rimanere identici.

Sei stato per noi sempre presente
come un padre paziente.
Ci hai guidato col tuo amore
e lo facevi con tutto il cuore.

Quando ci hai lasciato
abbiamo pianto
ma ti consideravamo già un Santo.
Non ti dimenticheremo mai
e questo tu lo sai.

Continua a vivere tra noi
e prega per tutti più che puoi.
La tua preghiera al cielo salirà
e il buon Dio la sentirà.

Ciao, caro padre
salutaci Dio, Gesù e la Santa Madre!


Bevacqua Donatella

sabato 14 luglio 2007

UNA VITA D’AMORE OLTRE L’OCEANO


Sulle orme di padre Corsini

La vita è piena di sorprese e ti fa fare tante esperienze indimenticabili. Ecco quello che avvenne nella mia vita. Ero in Italia nel 1999, precisamente a Torino nella curia della provincia Piemontese. Un pomeriggio, il p .Provinciale mi ha chiesto se ero disposto ad andare a Villa San Giovanni per aiutare i padri per la Settimana santa. Senza conoscere nessuno del posto, né i padri, né la gente, accolsi quella richiesta del provinciale e partii subito per la prima volta, mosso credo dalla voce interiore.

Il mio andare ad un paese ignoto è stata una bella esperienza, davvero indimenticabile, è stato un dono prezioso dal Signore. Ecco, lì ho conosciuto due personaggi di cui avevo molto sentito parlare durante il mio studentato a Roma. Uno è Mons. Giovanni Ferro, per 27 anni arcivescovo di Reggio Calabria, e il secondo è p. Corsini, suo segretario. Ho avuto la possibilità di “respirare” la loro benevolenza anche se Mons. Ferro era già morto da qualche anno, ma tramite p. Corsini fu come se lo avessi visto e conosciuto di persona.

Ricordo che p. Corsini mi raccontava spesso la sua esperienza con mons. Ferro e la vita di santità di quel Pastore. Ma nei suoi racconti sulla vita dell’arcivescovo, mi sono accorto, era nascosto anche il segreto della santità di vita di p. Corsini. Mentre raccontava tante cose del suo pastore, mi veniva in mente le frase di Giovanni Battista, “bisogna che egli cresca, e che io diminuisca”. In realtà nella crescita di vita spirituale di mons. Ferro, alla sua ombra, cresceva anche p. Corsini come un padre e pastore per i poveri, orfani e soprattutto per i bisognosi.

Nella sua grande umiltà, egli toccava tanti cuori, nella sua bontà d’amore irradiava tanta serenità e pace alle persone che accorrevano da lui; nel suo sguardo d’amore leggeva i pensieri nascosti, e intuiva i cuori che desideravano consacrarsi al Signore. Quanti volti sono stati rasserenati dalla sua preghiera, quanti cuori sono stati sanati dal suo infaticato ascolto, quante lacrime sono state asciugate dalla sua carezza. Quante famiglie hanno ritrovato la loro “unità” dalla sua benedizione paterna.

Era un padre per chi lo cercava. Tante volte sapeva dare delle risposte cosi giuste che la gente restava meravigliata dalla saggezza; era veramente lui un uomo di Dio. Solo colui che vive in Dio può donare dolcezza e suscitare la docilità negli altri. Ero presente per il suo 86° compleanno a Piale e quel Rosario mariano guidato da lui, lodando Dio e il dono del sacerdozio, è rimasto come un marchio indelebile nel mio cuore ancora oggi.

Molti lettori di questa rivista non mi conoscono e neanche io li conosco, ma chi è che ci ha fatto conoscere ora se non la vita e santità di p.Corsini? Vi scrivo dall’India, cari lettori, e pensate che il seme d’amore caduto in terra di Villa San Giovanni non è morto ma vive nei cuori oltre l’oceano. Le onde d’amore di p.Corsini non sono rimaste solo in quella riva, ma sono andate al di là dei confini… perché la sua presenza vive in mezzo a noi. Egli ci ha resi figli nel Figlio di Dio, Gesù. Questa è la caratteristica di un vero pastore, che conduce ai pascoli di Cristo, per cibarsi, per saziare la sete d’amore...
Tante volte nelle omelie ho parlato di lui, parlando di San Girolamo, perchè lui è un figlio suo. La sua vita era una lampada accesa ed esposta sul candelabro. Essa illumina ancora tutti quelli che passano e desiderano la luce, come è stato detto: “nella tua luce vediamo la luce”.
Ecco l’icona di un seme che, caduto in terra, sta producendo tanta vita ed energie in tante persone. Impariamo da lui che è un servo di Dio, che ha saputo vivere nel silenzio, nella preghiera e nel sacrificio… anche se oggi il silenzio della sua vita sta diventando parola proclamata sui tetti delle case, perchè non era possibile tener nascosto al mondo una così grande ricchezza interiore.
Mi auguro che sempre più persone seguano le orme che egli ci ha lasciato sulla spiaggia della vita. E camminino sui sentieri da lui tracciati, quelli che conducono direttamente a Gesù, alla vita stessa di Dio. E che una molteplicità di vite, generatrici di vita, una molteplicità di esistenze rinnovate, sappiano come lui irradiare attorno a sé il ”buon profumo di Cristo”.

p. Sebastian Valancherry – somasco
(Bangalore – India)

P. CORSINI...Un Padre Spirituale


Testimonianza

Quando chiesi a don Andrea Cassone, vicario generale e da due giorni Vescovo di Rossano-Cariati, mio padre spirituale, a chi rivolgermi per "sostituirlo" come mia guida, non esito un attimo, forse ci aveva gia pensato, e con un sorriso disse: "Padre Corsini, tuo vicino di casa!" Si perchè, a quei tempi, io ero parroco di Melia di Scilla e "confinavo" con la parrocchia di Piale, l' at-traversavo quasi ogni giorno e non sapevo che li c'era un calmissimo somasco disposto ad ascoltarmi.
Padre Corsini lo incontravo sempre ai ritiri mensili del clero ma non l'avevo mai avvicinato; la sua persona mi metteva un po' a disagio sembrava sempre in preghiera; con il corpo li ma con il cuore sempre nel Signore. Dovevo obbedire al mio ex padre spirituale e m'avvicinai nell’intervallo fra la meditazione e l'approfondimento del ritiro di quel Giovedì di ottobre 1992 e timidamente chiesi se era disposto a farmi da guida spirituale: mi guardo e sorridendo mi disse: "E tu sei disposto a sopportare un vecchio prete somasco co­me me? "Risposi: "Vedremo... può anche finire che io faccio il padre spirituale a lei!...".
Iniziò cosi il nostro rapporto di padre e figlio ed ogni incontro mi riempiva di gioia e di forza, lui riusciva sempre a rimettermi in careggiata e soprattutto in al-
cuni momenti difficili, e in quel periodo a Melia non me li risparmiavano, mi toccava sulla testa con dolcezza e mi diceva: "Spegnati fiammero e fai lavorare un po' lo Spirito di sapienza, di pazienza, tira il freno a mano ed aspetta tempi migliori. In quei cinque anni di direzione spirituale non ho mai seintito il peso di un incontro con lui. P. Corsini riusciva a diventare lo specchio della mia anima e con quel sorriso sempre rassicurante che pareva venisse dal cielo mi faceva sentire l'amore di Dio verso il suo piccolo prete. "Non dimenticare mai, - diceva - che il Signore che chiama i suoi preti non li lascia mai soli e li ama di più degli altri perchè essi devono amare di più gli altri!".
I nostri incontri erano ogni venti giorni, confessione e direzione spirituale non avevano confini e senza limiti d'orario: non voglio essere presuntuoso ma anche a lui faceva piacere stare con me; io -chiacchierone ben noto — non ho mai sentito da lui un "STAI ZITTO!" Ho l 'impressione che si divertiva ad ascoltarmi.
I suoi suggerimenti erano chiari frutto certamente di una preghiera profonda che precedeva ogni nostro
incontro.
Non mi chiedeva mai se avevo seguito i suoi prezio-si consigli ma si ricordava sorridente che me li aveva dati.
"La gente ama del prete tre cose - mi diceva - il sorriso che non deve mai mancarti, il sedersi ad ascoltarla, noi preti non dobbiamo mai avere fretta quando ascol-tiamo la gente, e la terza cosa — secondo me, la più importante - stare con essa. I Nostri parrocchiani non ci dimenticheranno mai se siamo stati in mezzo a loro a dividere Ie loro gioie i loro dolori, le loro nubi, le loro albe e i loro tramonti. Non importa quanto sai: importa quanto stai con loro". Questo mi disse P. Corsini quando, improvvisamente fui trasferito da Melia a Montebello Jonico e posso dire oggi con gioia che in questo suggerimento ho trovato il segreto per fare il prete libero e ogni giorno meglio possibile, nel posto dove il Signore mi ha sempre mandate facendomi su-bito innamorare.
Non voglio trovare una conclusione, dico soltanto: grazie P. Corsini , dal cielo, continua a mettermi la mano sulla testa per "rallentare" la mia corsa.


D. Cosimo Latella (Melito P. Salvo)

DIALOGO DI TENEREZZA


da uno scritto...

Questa sera il mio caro "Papa" mi ha telefonato per darmi gli Auguri di Buon anno. "Ti faccio gli auguri per un anno di Santità e Sanità - mi ha detto. Vedi, ti faccio gli auguri con due "S.S."! Oh! mio caro padre, che bella sorpresa mi avete fatto. Voi accontentate sempre i miei desideri. Desideravo sentirvi infatti. Mi mancava la vostra voce, le vostre parole, ma vi sentivo, vi sentivo nel cuore. Sì, nel mio cuore eravate già presente.
Probabilmente anche voi percepivate questa mia presenza e da buon padre mi avete voluto consolare e accarezzare l'anima con le vostre dolci parole. Non so come, ma voi già eravate a conoscenza del mio animo afflitto e cosi, come Gesù stesso, scen­devate nell'animo mio per consolarlo con le parole più dolci e lusinghiere che si possono dire ad una piccola bambina.
Vorrei essere vera­mente la vostra bimba -la più piccola - e voi così mi chiamate : la mia be-niamina, la figlia più pic­cola, l'ultima arrivata, la mia gioia. Voi mi dite: dalla più piccola Gesù
non vuole niente, solo un sorriso, gli basta solo il sorriso. Oh! se Gesù si accontentasse del mio solo sorriso! Sarei la più felice del mondo perché io sor­rido spesso. Mi piace sorridere e fare sorridere.
Voi mi dite questo perché sapete che io invece vorrei poter fare tante cose per Gesù, ma in realtà poi non faccio nulla, ma non perché non voglio ma perché le mie condizioni di salute e familiari non me lo consentono.
E voi, che conoscete le mie condizioni, per sen­tirmi in pace, mi dite: tu non devi fare nulla, i pic­coli non fanno nulla, sorridono e basta, e il papa è felice solo per il suo sorriso.
Oh! mio caro padre che dolci parole, sono mie­le per l'anima mia, guarigione per i malati, lacci che si sciolgono ad un semplice tocco: sono libe­razione, gioia, pace! Grazie di tutto ciò che mi avete dato. Grazie dico a Gesù di tutto quello che mi ha voluto dare e mi darà at­traverso di voi.

M.S.

IL MIO ANGELO CUSTODE


Testimonianza

Quando incontrai per la prima volta Padre iCorsini era la fine del 1994: ero sposata da poco e da pochissimo avevo avuto un aborto spontanei che mi aveva lasciata nella più nera dispera­zione, perché diventare mamma era l'unico sogno della mia vita e perché memore di quello che aveva passato mia madre prima di avere me e mia sorella (5 aborti di cui uno morto a cinque mesi e portato avanti inconsape­volmente per altri due mesi, con grave rischio per la sua salute).
Di Padre Corsini mi aveva parlato un'amica di mia sorella (ormai è da anni pure amica mia e le sarò grata per sempre!) che era uscita da pochissimo da una terri­bile situazione e, grazie a lui, stava pian piano rimetten­dosi in piedi.
Ero un po' scettica e un po' timorosa ma, una dome­nica mattina, mi lasciai convincere e andai a Piale con lei; ascoltammo la S. Messa celebrata da Padre Corsini e poi entrai a conoscerlo.
Fu un lungo incontro durante il quale io piansi tanto parlando di ciò che mi era accaduto e ricordando i mici genitori morti tanti anni prima. Lui mi ascoltò e mi con­solò ma non ricordo più con quali parole. Non potrò
però mai dimenticare la sua serenità, la sua dolcezza e il calore forte che sentii quando le sue mani si poggia­rono sul mio capo.
Uscii da quella stanza risollevata e da quel giorno cominciai a telefonargli sempre più spesso, per sentirlo, per chiedergli consigli, per pregare assieme a lui. Ogni settimana ero a Piale.
Una domenica, alla fine della S. Messa, entrai come sempre per salutarlo e ricevere la sua benedizione, Pa­dre Corsini quel giorno mi regalò una medaglietta della Madonna, poi mi voltò le spalle per conservare delle carte e mi disse: «Un'altra (medaglietta) te la darò quando nascerà la bambinai».
All'udire quelle parole, un'ondata di emozione mi invase, ma non perdetti del tutto la lucidità, per chieder­gli: «Ma, Padre Corsini, perché dite la bambina, se io non sono nemmeno incinta?» e lui, con il candore di un bambino che gli era proprio, rispose: «Io? Io non ho detto niente. È slato lo Spirito Santo/».
Me ne andai con il cuore colmo di gioia e con la fi­ducia che presto avrei realizzato il mio sogno, infatti, un mese e mezzo dopo scoprii di aspettare un bambino.
Quando, alla fine del quinto mese, andai a fare l'e­cografìa morfologica, il ginecologo mi chiese se volevo sapere il sesso. Dissi di sì, ma anticipai la sua risposta: non avevo certamente bisogno né di quello, né di nes­sun esame medico per sapere che aspettavo una bambi­na e il 23 novembre del 95, nacque Maria Francesca!
Per parlare del mio incontro con Padre Corsini, ho voluto ricordare questo episodio perché è quello che mi sta più a cuore, ma ci sono stati tanti avvenimenti di questo genere che ho vissuto da quando lo conobbi, fi­no alla nostra separazione terrena.
Si, la sua morte, per me, non è stala una separazione totale, perché sento e so che Padre Corsini, dal Ciclo, veglia su di me e prega per me e la mia famiglia.
Oggi mi ritengo una persona fortunata perché ho avuto la grazia di incontrare, nel mio cammino terreno, il mio Angelo Custode. La mia fede in Dio, tramite lui, è fortemente maturata ed aumentata.
Grazie Padre Corsini! Da quando Ti ho incontrato non mi sono sentita più sola! Tienimi per roano nel mio cammino, guidami e proteggimi!


Rita Tripodi (Reggio Calabria)

CHI AMA CRISTO DIVENTA CRISTO


Un'esperienza ed una testimonianza...
Di Padre Corsini si è detto molto e si potrebbe non fi­nire mai.
Ma chi era Pasquale Corsini?
Un prete? Un uomo di Dio? Un profeta? Un esorcista? Un santo?
Sicuramente era tutte queste cose, ma essenzialmente era uno di noi, che aveva scelto di essere "uno per noi".
Era un uomo che Dio Lo aveva compreso, cioè Lo ave­va preso con sé e da Lui si era fatto prendere totalmente.
Un giorno appoggiò il mio capo sul suo petto "Cosa senti?" mi disse.
"Sento il battito del tuo cuore, padre"
"No" - riprese.
"Questo che senti non è il mio cuore, ma è il cuore di Gesù che palpita per te".
La purezza di quel gesto e le sue parole cosi sicure mi diedero la netta sensazione che quell'uomo non fosse sol­tanto quel santo prete che conoscevo ormai da anni, ma fosse Gesù in persona.
Come se il suo cuore e il cuore di Gesù fossero un uni­co cuore.
Quel giorno mi convinsi dell'amore di Dio per me.
Io non saprei ben spiegare il significato profondo e mi­sterioso dell'Eucarestia, non saprei trovare le parole.
Posso dire che in padre Corsini ho capito cosa vuoi di­re "farsi eucaristia".
Padre Corsini non viveva per sé.
Come se di se stesso si fosse dimenticato.
Lui era tutto proteso a servire le anime.
Aveva una sollecitudine per le anime che non lo faceva nemmeno dormire.
Era sempre sereno. Tranquillo. Sicuro.
Non l'ho mai visto vacillare, anche nei momenti di grande sofferenza.
Era certo di Gesù.
Non aveva mai alcuna perplessità su ciò che Gesù avrebbe detto o fatto.
Era veramente come se lui e Gesù fossero la stessa per­sona.
Non ho alcun timore di affermare questo.
La presenza di Cristo in lui era palpabile.
Come l'apostolo Paolo, padre Corsini poteva ben dire: "Non sono più io che vivo, ma Cristo vive in me".
La trasformazione in Cristo, quale progetto stupendo del Padre, in Pasquale Corsini si era compiuta.
Ora scrivi questo:
Adesso io sono con Gesù e Gesù è con me.
lo non ho perso la mia identità.
Sono sempre io.
Solo che assomiglio a Lui come una goccia d'acqua.
Ma sono sempre io.
Io con le mie sembianze, la mìa anima, il mio essere...Se noi ci trasformiamo in Cristo, non ci perdiamo, anzi
ci ritroviamo come eravamo nel primigenio progetto di Dio. Noi non siamo cambiati.
Il trasformarci in Lui non ci cambia, ci perfeziona.Lui ci rende perfetti.
Ma ci lascia la nostra identità.
Io sono Pasquale Corsini. Tu sei Rita Di Blasi. Gesù èGesù.
Tuttavia sia tu che io siamo trasformati in Lui, pur es­sendo io "io" e tu "tu".
In Cristo non ci si annulla.
Questo accade perché noi entriamo a far parte della Trinità.
Se non assomigliamo a Cristo non ci possiamo entrare.
Il Padre, il Figlio e lo Spirito sono doni l'Uno per l'Al­tro e per noi.
Ecco:
Se noi ci riconosciamo dono di Dio e ci facciamo dono gli uni per gli altri, questo ci trasforma in Cristo, il Figlio.
Cosi abbiamo accesso alla Trinità Divina ed entriamo a pieno titolo nell'Amore.
Non è facile farsi dono.
Non ci ringrazia quasi nessuno per questo.
Ma non è la gratitudine che dobbiamo ricercare.
Gratuitamente abbiamo ricevuto. Gratuitamente dob­biamo dare.
Noi esistiamo solo in quanto dono.
Siamo dono di Dio per noi stessi e per gli altri.
Se non riconosciamo che Dio ci ha donato a noi stessi e non Lo ringraziatilo per questo, non possiamo a nostra volta spenderci per gli altri.
Farsi Eucaristia significa dunque rendere grazie a Dio con tutto il cuore, cibarci dì Lui e incarnare il Suo dono.
Perciò tu ringrazia Dio di averti creata, come recitava un'antica preghiera della sera, riconosciti "dono" e vivi per questo.
Rita Di Blasi (Reggio Calabria)

ALLA FINE MI ARRESI AL SUO SILENZIO


Testimonianza

Come ho scritto in una mia precedente testi­monianza non e facile parlare di padre Cor-sini. Chi ha avuto la grazia di conoscerlo ha dato di lui una definizione secondo la sua percezione.
Io posso dire, che per me ò stato un padre inarrivabile.
Lo conobbi in un periodo triste della mia vi­ta. La prova da superare era molto doloro­sa; per cui sentivo nel mio cuore la ne­cessità di una guida spirituale. Dopo aver tanto vagato, i miei passi hanno imboccato la strada verso Piale; che pur essendo il paesetto vicino alla mia abitazione, non ero mai en­trata in quella meravigliosa chic-setta di "Gesù e Maria". Non so­lo, non avevo mai visto quel sa­cerdote, non conoscevo neanche il suo nome.
Non dimenticherò mai l'ac­coglienza che ho ricevuto al pun­to che ho avuto la sensazione che mi aspettasse da tempo. Placò il mio cuore dolorante con queste pa­role: "D'ora in poi, io sarò tuo pa­dre". L'ho rivisto dopo un mese, lo vi di preoccupato, come se intuisse il moti­vo della mia lontananza. Infatti, quello che sicuramente pensava era vero: avevo trovato un padre dell'età del mio e non volevo rintristirlo narran­dogli i miei problemi. Col tempo capì che avevo ra­gione! Tutti occorrevano a lui da varie zone! Egli as­sorbiva ed io m'intristivo per questo. Non passò molto tempo che mi resi conto che la sua unica e sola gioia consisteva nel sollevare un'anima.
Osservavo sovente il suo volto radioso; gli occhi luminosi e limpidi come quelli di un bambino al punto che una sera, dopo aver confessato fino a tardi gli chiesi: sci stanco stasera? Rispose: oggi, sono più feli­ce del solito! Ho confessato un'anima che non si con­fessava da 30 anni.
Compresi che ogni qualvolta che tardavo a ricor­rere alla sua guida spirituale non lo rendevo sereno. Spesso lo rivedevo taciturno e pensoso al punto che, un giorno rivedendomi mi richiamò dicendo: quante settimane sono trascorsi dall'ultima volta che sei ve­nuta? Non devi chiuderti come un riccio... Non capi-
sci che mi fai star male? Per la prima volta compresi che non ero sola. Gesù e Maria mi hanno preso per roano e mi hanno guidata dove i mici passi non aveva­no mai varcato la soglia di quella chiesetta! Dove ho ricevuto l'abbraccio del "Padre".
Egli era là per tutti ad attingere le gioie che il Si­gnore le concedeva salvando e sollevando anime! Si, le sofferenze e il dolore che as­sorbiva per lui erano gioia e letizia. Ogni qual volta che lo visitavo mi di­ceva: cosa ti è successo stavolta? Annuivo; lui capiva e il suo volto s'intristiva; gli osservavo muovere le labbra; capivo che pregava e il mio cuore si rasserenava e mi sentivo più leggera. Così sostenu­ta ho superato tante prove. Quel fìglio scelto e amato dal "'Padre", ricolmo di Spirito Santo, mi ha fatto crescere nell'amore di Dio e della Vergine Santissima "sorgente di madre che tutto consola". Mi di­ceva: ricordati, chi ha fede non peri­sce mai; e non dimenticare di affidare tutto alla Madonna.
Lei, saprà cosa fare; passa tutto a Gesù: tu stai tranquilla. "Chiedete ed otterrete, cercate e troverete, bus­sate e vi sarà aperto. (Matteo 7-11).
Così facendo Tu riceverai tutte le grazie che chie­di: Sappi però una cosa: i tempi di Dio non sono i no­stri tempi quindi, non smettere mai di pregare, dagli fiducia. Mentre parlava lo osservavo: so di certo che non era lui, il suo volto si trasfigurava, i suoi occhi emanavano una luce celestiale; il suo sorriso era rag­giante. Ncll'osservarlo mi dicevo: Quanto sei gran­de!... SÌ, sentivo in quel momento la sua spiritualità intcriore e sigillavo quel pensiero nel mio cuore. Sono certa che, tutta la sua vita è stata una tensione conti­nua per il ciclo; era una perla rara; ha saputo spargere la buona semente nei cuori di tutti coloro che l'hanno avvicinato.
Sicuramente anche dal cielo continua ininterrotta­mente a beneficare tante anime.

Marra Patti Giovanna (Villa S. Giovanni - R.C.)

SCOLPITO NEL SILENZIO

Com'era vissuto, così se n'è andato. In punta di piedi. Ma ho il presentimento, non so perché, che di questo prete, che tutti chiamavano "padre", ri­torneremo a parlare.

Con Padre Corsini si chiude, in un certo senso, una stagione del cammino ecclesiale di Reggio, quella legata al ministero episcopale dell'arcive­scovo Giovanni Ferro, venuto da lontano. Si chiu­de, e si consegna alla storia.
Ma su di essa si apre - è stato ricordato - il tempo della riflessione.
Un prete vero padre Pasquale Corsini, scolpito nel silenzio. Un silenzio popolato di cielo. Un si­lenzio che sapeva farsi attenzione, tradursi in acco­glienza, diventare dono e preghiera.
Forse nessuno ha "dato" quanto padre Corsini. Ma non cose... viveri, soldi, beni, sistemazioni, di­ritti, posto di lavoro. E nemmeno case, centri, resi­dence, strutture, chiese... Ha semplicemente offer­to, come rifugio, il suo cuore. E dentro, di tanta gente ha radunato storie, lacrime, pensieri; vi ha racchiuso imprecazioni, tormenti e peccati; ha sciolto dubbi, ha sigillato sofferenze e preghiere. Donando, senza confini, il perdono.
Di lui mai dimenticherò il candore dello sguar­do, la bellezza di quegli occhi di bambino, il profu­mo di purezza che ne usciva: sentivi, al solo incon­trarlo, come io stesso scrissi di padre Catanoso, "che Dio c'era, ed era buono, ed abitava lì, dentro quell'uomo".

Un prete d'altri tempi, (O ce n'è ancora?). Un prete che aveva avuto in dono l'umiltà del cuore. È passato. Ma a gente come lui si deve se Reggio "tiene".
Perché, in fondo, c'è una duplice storia. La pri­ma è quella ufficiale, che si fa strada nel rumore, cammina da potere a potere, è consacrata nei testi, scandita da date, tramandata in opere e monumenti precisi: nella quale si lascia tanta più orma quanto più sì ha.
L'altra è la storia del profondo, che matura nel silenzio, non ne trovi traccia nei libri: nella quale tanta più orma sì lascia quanto più si è.
Padre Corsini ha scritto con la sua vita una pa­gina di quest'altra storia: che cammina da anima ad anima, da lacrima a lacrima, da cuore a cuore.
Ma è proprio per quest'altra storia che la chiesa dei peccatori diventa ogni giorno, silenziosamente, la chiesa dei santi.

don Filippo Curatola

martedì 10 luglio 2007

UN SACERDOTE FUORI DAL COMUNE CON DONI STRAORDINARI

...non muore
Nel 1977 mia madre, a causa di una brutta caduta, si era lesionata una vertebra della colonna. Ricoverata al pronto soccorso, la trattennero in ospedale per 15 giorni. Tornata a casa dovette rimanere a letto immobilizzata per ben tre mesi prima che la lesione si rimarginasse spontaneamente.
Furono tre mesi lunghi e il Signore ci sottoponeva, entrambi, ad una prova dolorosissima. Mia madre era come in “croce”. Nel letto non si poteva girare né a destra né a sinistra; né si poteva sedere neanche per mangiare… poteva girare solo la testa, ed era così che l’imboccavo.
In quella posizione, nonostante le sollecite cure, vennero anche le piaghe da decubito… e cominciai a pensare che mia madre presto mi avrebbe “lasciata”. Anche i parenti mi dicevano la stessa cosa perché ultimamente non voleva più mangiare. Mi preoccupai per la sua anima e pensai che dovevo chiamare un Sacerdote.
Andai da p. Corsini e gli chiesi se poteva venire a casa per impartirle la S.Comunione.
Subito rispose:- Va’ va’ tranquilla, tua madre non muore adesso… poi vieni a Messa con lei. Io rimasi male e stupita per quella risposta e me ne tornai a casa… pensosa.
Mia madre pian piano si riprese, cominciò prima a stare seduta e poi a camminare. Guarì, insomma. E la prima volta che andammo nuovamente a Messa fu a Piale, proprio da p. Corsini, come lui stesso aveva detto.
Mia madre è in vita ancora oggi e da allora sono passati ben otto anni. Padre Corsini è morto, e mia madre è ancora con me. Ha ottantotto anni e spero che il Signore me la lasci ancora a lungo....

...per i poveri
Ogni tanto desideravo dare a p. Corsini qualche piccola offerta per la Messa. Ma frequentandolo, capii pian piano il senso della “condivisione”. Il suo modo di fare e la sua persona mi ispiravano fiducia.. lavorava veramente per Dio e per Dio solo… nulla teneva per sé, ma tutto era proteso per gli altri. E, sentivo che il suo agire era sincero, proveniva da un cuore puro, e così mi fidai di lui.
Decisi, durante la quaresima di quell’anno di dare qualcosa di più sostanzioso rispetto al passato. Misi tutto in una busta e in un bigliettino scrissi: - “…per i poveri”
Il giorno dopo andai a Messa e dopo la celebrazione durante il nostro colloquio gli dissi: - “…questa è una piccola offerta per voi”. Lui la prese, mi ringraziò e disse:- “…questa busta è troppo pesante! … ma, l’offerta è per i poveri?”
Rimasi sbalordita! E’ vero, quando si frequenta una persona, si conoscono molte cose della medesima (ed io conoscevo le “stranezze” di p. Corsini), tuttavia pur stando tanto tempo con quella persona, spesso ti rendi conto che mai la conosci abbastanza bene. Ed io quella volta rimasi veramente meravigliata. Come faceva a sapere che nell’interno di quella busta c’era un bigliettino e che vi avevo scritto proprio quelle parole?
Riuscì solo a dirgli: - Padre, ma che avete, un binocolo? Lui si fece una leggera risatina e poi continuammo il nostro colloquio.

Soggezione
Negli ultimi tempi andavo spesso a trovarlo. Avevo bisogno del suo conforto, dei suoi consigli, e soprattutto della sua “guida spirituale”. Mi dava sempre tanta gioia e il desiderio della gioia mi riconduceva sempre a lui.
Qualche parrocchiana però notò questa mia assidua presenza e verbalmente un giorno mi rimproverò. Cosa fare? Raccontai tutto al padre senza però fare il nome di quella persona. Non verrò più, gli dissi, c’è una persona che nota quante volte vengo e quanto tempo dura il nostro colloquio. Sento una certa soggezione e mi fa star male. Adesso come esco da questa porta chissà cosa mi dice e come mi guarderà.
Tutto tranquillo mi risponde: … ma non c’è. Se n'é andata. Quando esci non la vedi perché è tornata a casa!
Io non risposi nulla. Ma tra me e me dissi: - Come fa a sapere che è andata via? Non si è mosso da qui un momento!
Il nostro colloquio durò ancora qualche minuto. Poi ci salutammo, mi diede la benedizione ed uscii. Appena fuori, diedi un’occhiata tra i banchi e, con mia grande sorpresa , vidi che quella persona non c’era più.
Aveva avuto ragione lui!

Peccatori
Nel 1966 eravamo nel periodo della Quaresima. Io stavo male, molto male. Soffrivo terribilmente nel corpo e anche nello spirito. Avevo bisogno di una parola amica, di essere consolata, di essere sollevata almeno spiritualmente. Avrei voluto telefonare a p. Corsini per ricevere almeno da lui una parola, ma non riuscivo neanche a parlare, tanto era il dolore che mi affliggeva. Sapevo solo piangere.
Ad un tratto, quella sera, squillò il telefono. Mia madre disse che era p. Corsini e che voleva parlare con me.
Io ero felice e triste nello stesso tempo. Triste perché non volevo rattristarlo con le mie pene, felice perché la sua voce mi dava sollievo.
Andai al telefono, ma dopo poche parole scoppiai in un pianto a dirotto. – Padre, le dissi, non ce la faccio a parlare, pregate per me! – Lui, invece, mi parlò, mi consolò e quando fui tranquilla mi disse: - Sai, in questa quaresima sono venute tante persone… quanti peccatori! Ora capisco, sei tu che me li hai mandati. Sai, a Gesù ho detto: - “Gesù, devo sentire sempre questa puzza? Io li per li non capii e continuammo in nostro colloquio. Mi spiegò tante cose sulla Croce e poi, terminata la telefonata, riflettei su quella frase che mi aveva detto e che forse gli era sfuggita di bocca. Capii allora che Gesù gli aveva dato il dono di riconoscere i peccatori.

Lievitazione
Quella sera, toccò a me, riaccompagnarlo alla Casa dei Padri. Ma una volta lì mi disse:- Aspettami in macchina, devo prendere un oggetto, e poi mi accompagni all’ospedale, così eviterò di andare a piedi (gli faceva male infatti la ferita che aveva alla caviglia e che non si rimarginava dopo l’intervento che aveva subito)
Aspettai e lo riaccompagnai all’ospedale. Giunta sul posto mi salutò ed andò via. Mi resi conto, quando chiudevo lo sportello, che mentre saliva le scale, lui non appoggiava i suoi piedi per terra. Era come se volasse.
I suoi piedi erano sollevati da terra e in un baleno, in un attimo di secondo giunse alla porta d’ingresso dell’ospedale. Come ha fatto, mi sono detta, se gli faceva male il piede? Ha davvero volato! Sono sicura che non è stata una mia impressione, ma non so spiegare neanche com’è stato, perché il tutto è successo molto velocemente. Posso dire solo che mi è sembrato che volasse!

Un forte dolore al torace
Da diversi giorni accusavo un dolore al torace e pian piano aumentava sempre più. In una settimana era diventato acutissimo e dal cuore si diradava alla gola, alle spalle e alle braccia. Era così violento che a volte mi impediva di respirare, mi toglieva il respiro. Che mi sta succedendo, mi sono detta? Mi recai dal medico per capire qualcosa e perché mi desse qualche medicinale. Cosa può essere, gli chiesi? Ho paura, gli dissi. Mi sento come dei nervi che mi tirano e mi stringono il cuore e poi anche la gola, simile ad un soffocamento.
Temevo ci fosse qualcosa di grave. No, non penso - replicò. Possono essere dei dolori reumatici, articolari. Fate qualche puntura e andrà meglio. Ma non fu così. I dolori rimasero acutissimi, lo stesso.
Qualche settimana dopo volli andare a Messa anche se stavo davvero male. Durante tutta la celebrazione i dolori mi tormentavano, tanto che mi scendevano le lacrime per il forte dolore. Guardavo p. Corsini e tra me dicevo: - … Beato lui, è bello tranquillo a quella età, io sto morendo di dolore!- Molto probabilmente lui percepiva il mio stato perché di tanto in tanto mi guardava. Finita la santa Messa mi chiamò col cenno della mano. Non volevo andare, ma poi andai. Mi vide silenziosa, disturbata e gli spiegai che stavo male e che ero andata anche dal medico. Vieni qui, mi disse. Iniziò l’esorcismo, ma io non avevo voglia di ripetere la preghiera assieme a lui… tanto, cosa avrebbe fatto una lettura di quella preghiera? E Lui, cosa poteva fare? Ero dibattuta tra il credere e il non credere. Lui però continuò l’esorcismo, prese l’olio e, con mia grande sorpresa, mi tracciò un segno di croce proprio nei punti dove io sentivo più dolore. Rimasi sorpresa, ma non dissi nulla, né lui disse più nulla a me.
Mi diede la benedizione e qualcuno bussò alla porta. Lo salutai e andai via.
Passò tutto il pomeriggio, la notte e tutto il giorno dopo. Io svolsi tutte le mansioni che facevo di solito nelle mie giornate e a tarda sera mi ricordai di quel dolore. Mi resi conto che era sparito e che non me ne ero neanche accorta. I dolori erano completamente spariti e non ritornarono mai più. Non erano dunque dolori reumatici. Lode al Signore!
Maria Sofi


BIOGRAFIA

Nasce a Prunetto (CN) il 12 aprile 1914. Emette la prima professione a Somasca il 4 ottobre 1931 e la professione solenne a Cherasco il 9 maggio 1936. Viene ordinato Sacerdote il 21 settembre 1940 nel duomo di Milano dal Card. Ildefonso Schuster.
Inizia il suo ministero come insegnante, nello studentato fìlosofico di Corbetta, dove rimane fino a settembre del 1942, quando viene trasferito a Como (SS. Crocifisso): lì rimane fino al mese di agosto del 1946. Dal 1946 al 1947 è parroco a Santa Maria del Popolo di Cherasco.
Dal 1947 al 1948 è direttore spirituale al Collegio Rosi di Spello. È a Nervi, al Collegio Emiliani, sempre come direttore spirituale fino al novembre 1950.
Dal 1950 al I960 segue come segretario a Reggio Calabria il p. Giovanni Ferro, eletto vescovo di questa diocesi; compito che, per una particolare amorevolezza, ha svolto con fedeltà e discrezione. Terminato questo incarico è inviato come direttore spirituale al Collegio San Francesco di Rapallo, dove rimane un anno. Dal 1961 al 1966 è direttore spirituale al Collegio Trevisìo di Casale Monferrato e successivamente al Villaggio della Gioia di Narzole.
Il 19 ottobre 1966 inizia il suo ministero in terra di Calabria, inizialmente come parroco a Concessa di Catona. Nel novembre 1973 è delegato provinciale della comunità somasca di Villa San Giovanni. E nell'aprile 1976 è, con incarico personale, parroco della parrocchia di Piale; ministero che svolge fino alla sua morte avvenuta il 31 ottobre 1999 presso l'ospedale di Reggio Calabria.
Le esequie, celebrate nella parrocchia dell'Immacolata di Villa San Giovanni, sono state presiedute dall'arcivescovo Vittorio Mondello con una numerosissima partecipazione di confratelli sacerdoti diocesani e una folla numerosa.
"Un prete vero scolpito nel silenzio: un silenzio che sapeva farsi attenzione, tradursi in accoglienza, diventare dono e preghiera. Un prete che aveva avuto in dono l'umiltà del cuore. Con p. Corsini si schiude, in un certo senso, una stagione del cammino ecclesiale di Reggio, quella legata al ministero episcopale dell'arcivescovo Giovanni Ferro".
P. Pasquale riposa nel cimitero di Villa S. Giovanni (RC).
fonte: rivista "Nuove Mete" / 2006